Incontro con la Divina Commedia attraverso le parole di Marta Scelli
Incontro con la Divina Commedia attraverso le parole di Marta Scelli
9 Aprile
Il monologo sulla Divina Commedia al quale abbiamo avuto l’onore di partecipare, è stata una straordinaria rappresentazione, che ha catturato l'essenza e la profondità dell'opera di Dante in modo coinvolgente e appassionante, senza risultare ripetitiva.
Attraverso le parole ben studiate e la recitazione estremamente coinvolgente, è stato affrontato il tema dell’amore, preponderante nell’opera. L’attrice ha offerto a tutti noi un'esperienza emozionante e riflessiva, avvicinandosi gradualmente al raggiungimento di quegli obiettivi che erano stati prefissati all’inizio. Le massime iniziali hanno aiutato i ragazzi ad entrare lentamente nel monologo, gettando le fondamenta a ciò che, poi, è stato il cuore del discorso. Lo scopo era, ovviamente, quello di utilizzare un linguaggio il più vicino possibile a noi per poi addentrarci nelle pagine del capolavoro dantesco. L'impressionante eloquenza di Marta Scelli ci ha permesso di comprendere a fondo alcuni aspetti della scrittura dantesca che non saltano immediatamente all'occhio. È stato davvero un peccato che l’aula magna fosse risultata all’ultimo momento inutilizzabile e che lo spettacolo si sia dovuto svolgere in palestra, in quanto la location ha impedito al monologo di rendere al meglio. Nonostante ciò le parole dell’attrice sono ugualmente arrivate molto bene alle orecchie dei ragazzi, i quali hanno seguito tutto lo spettacolo con attenzione e curiosità. Questo, ovviamente, grazie alla protagonista che, senza lasciare nulla per scontato, si è soffermata minuziosamente su ogni piccolo particolare e sfumatura della commedia (che come sappiamo ne è piena). Molto interessanti ed utili sono stati tutti i “consigli” dati dall’autrice prima di citare i versi del sommo poeta al fine di farne comprendere a pieno il significato a tutti i presenti. Il principale argomento trattato è stato quello di Paolo e Francesca, i due cognati che nel canto V dell'inferno raccontano la loro storia d'amore, vissuta alle spalle del fratello di Paolo e marito di Francesca, Gianciotto Malatesta.
L’incontro con la donna comincia con il suo discorso che, in modo gentile e delicato, ma a tratti disperato, racconta a Dante la sua storia e il peccato commesso. Dante viene subito pervaso da pietà ed empatia; l’amore che li unì nel peccato li portò alla morte, ma il loro unico desiderio, impossibile da soddisfare, era quello di stare insieme. Questo fa emergere due punti di vista da parte di Dante, che, malgrado li abbia lui stesso collocati nel cerchio dei lussuriosi dell’inferno in mezzo ad amanti irrefrenabili e insaziabili, prova pietà di loro; pietà per quei due giovani che in fondo avevano la sola colpa di essersi innamorati, assorti nella lettura di uno dei più grandi classici dell’epoca.
Parlando a nome della classe, e ci auguriamo di tutti i presenti, il monologo è stato un'esperienza emozionante, che ha innescato in tutti sia una riflessione sull'opera di Dante, la quale spesso si ritiene banale e scontata mentre si studia negli anni al liceo, sia una visione introspettiva, una meditazione personale sui propri sentimenti e sull'attualità, riguardante un tema eterno nel tempo che da sempre influenza il pensiero e l'atteggiamento umano: l'amore.
Latini Claudia, Liucci Francesco, Menna Veronica 3^C